Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi: ripubblichiamo le Fiabe di Romagna di Ermanno Silvestroni e dedichiamo a lui il museo di S. Pancrazio

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“Nel settembre del 1993, ventinove anni fa, usciva per i tipi dell’editore Longo di Ravenna il primo dei cinque volumi (l’ultimo avrebbe visto la luce nel 1999) delle Fiabe di Romagna raccolte da Ermanno Silvestroni, che avemmo, insieme ad Andrea Foschi e a Stefano Orioli, l’onore e l’onere di curare e/o di corredare. Una mole di 133 testi, proposti sia in dialetto romagnolo che in italiano, corredati di introduzioni, schede relative ai narratori e ai loro repertori, note, indici Aarne-Thompson, bibliografie, per un totale di 2.072 pagine: la raccolta più grande d’Europa di fiabe popolari relative a un territorio circoscritto (quello del Comune di Russi, in provincia di Ravenna, e soprattutto di una sua frazione, San Pancrazio).

Si tratta di un’opera molto importante non solo quantitativamente, ma qualitativamente, perché i testi non risultano impoveriti e ridotti alla pura trama, ma sono caratterizzati da una ricchezza linguistica che conserva l’integrità del dialetto, da una mole preziosa di particolari e informazioni (sulla vita quotidiana, sul vestiario, sull’alimentazione, sul lessico, ecc.), da un ampio e articolato respiro narrativo.

Scrive la Professoressa Elide Casali dell’Università di Bologna, nella prefazione al quinto volume: «Le Fiabe di Romagna sono in realtà le Fiabe di San Pancrazio (…), che ora entra di diritto nella geografia demologica italiana, così come il raccoglitore, Ermanno Silvestroni, non può non essere registrato tra i “fabbri” del folclore, come colui che ha salvato dalla morte certa testimonianze letterarie preziose per qualità e quantità, acquistando un notabile spazio non solo a livello locale, ma anche sul piano nazionale e internazionale».

Nel 2016 la professoressa Milena Bernardi, dell’Università di Bologna, scriveva giustamente in un suo articolo comparso su «Ricerche di Pedagogia e Didattica – Journal of Theories and Research in Education», che, come alcune altre, la raccolta di Silvestroni deve «riacquistare un posto d’onore accanto ai volumi dei fratelli Grimm, di Charles Perrault, di Alexander Afanasiev […], per ampliare la biblioteca dei repertori, per approfondire le connessioni di senso che si tessono tra una raccolta e l’altra, per parlare allo studioso e al pubblico dei lettori adulti e bambini».

A testimonianza del valore di questa raccolta c’è il fatto che le maggiori biblioteche del mondo, a partire da quella del Congresso degli Stati Uniti, a Washington, per arrivare a quelle universitarie, hanno in catalogo questi 5 volumi che contengono i repertori di narratori del territorio russiano: repertori che Silvestroni, adolescente, cominciò a trascrivere già alla fine degli anni Venti del Novecento per concludere, quando era già ultraottantenne, l’opera poco prima della messa in stampa dei volumi. Nelle Università italiane, poi, a partire da quella di Bologna, questi libri vengono spesso inseriti nei programmi di studio della materia e hanno già dato spunto a numerose tesi di laurea.

Si ha l’impressione che, di fronte a una notorietà internazionale e a un valore oggettivo e riconosciuto ovunque, ci sia però una sorta di sottovalutazione a livello locale: se il nome del paese di San Pancrazio (dove tra l’altro è presente un bel Museo Etnografico, che purtroppo lavora fin dalla sua apertura a «scartamento ridotto» e non viene adeguatamente valorizzato) è ormai conosciuto dagli studiosi non solo italiani, localmente e regionalmente non si è ancora fatto abbastanza per accompagnare tale fama, né per illustrarla, né per «utilizzarla».

L’auspicio e l’appello (rivolti al Comune di Russi e all’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, che ha assorbito l’Istituto per i Beni Culturali) sono che l’anno prossimo, nel trentennale della pubblicazione del primo volume delle Fiabe di Romagna raccolte da Ermanno Silvestroni, opera oggi difficilmente reperibile perché non tutti e 5 i volumi sono più disponibili, si possa procedere a una ripubblicazione o nuova edizione dell’opera e si possa attribuire ufficialmente anche a livello locale (ad esempio con l’intitolazione del Museo Etnografico di San Pancrazio o di parte di esso, e/o di una strada del paese) ad Ermanno Silvestroni, morto nel 2001, il merito che gli viene giustamente riconosciuto nel novero internazionale degli studiosi di narrativa popolare, antropologia culturale, etnografia e dialettologia.”

Eraldo Baldini, Giuseppe Bellosi

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