Scavare la stessa montagna. Intervista con Simone Marzocchi e Lanfranco “Moder” Vicari

Quest'anno tre appuntamenti musicali sanciscono una collaborazione inedita tra Cisim e Cooperativa LaCorelli, e cercheranno di fondere la musica classica con lo stile orizzontale dello spazio culturale di Lido Adriano. Ne abbiamo parlato con Lanfranco Vicari e con Simone Marzocchi

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Simone Marzocchi e Lanfranco Vicari, come spesso succede alle coppie d’amici, non potrebbero essere più diversi.

 

Simone, musicista polistrumentista, prima tromba della cooperativa LaCorelli, porta i capelli lunghi, è placido e sornione, quasi fosse in perenne stato di grazia. La sua parlata fluisce regolare, il suo accento romagnolo è comico e irresistibile. Lanfranco, rapper, direttore artistico del Cisim, porta i capelli corti, procede a scoppi, bruschi come i suoi lineamenti. Neanche a dirlo, parla veloce; lancia spesso risate profonde, gesticola.

È stata proprio la loro diversità a farli incontrare. Ed è di questo incontro inedito che abbiamo parlato assieme a loro: da una parte una musica classica che vuole prendere aria, che scende dalle aule in parata per Lido Adriano; dall’altra, un rap che non ne vuole più sapere di restare confinato nel ghetto, che vuole sperimentare, che non rifiuta alcuna ibridazione.

 

Il Cisim ospiterà per la prima volta quest’anno tre concerti inediti di musica classica, che vanno ad arricchire il suo già variegato programma musicale. Il primo andrà in scena domani sera: il quartetto di ottoni YouBrass Ensemble, porterà in scena Un Quartetto, quattro Unetti. Genio e sregolatezza, il concerto di un quartetto d’archi, è in programma il 2 marzo. Per finire, ci sarà l’appuntamento con la Parata del 2 Giugno, durante la quale i fiati de LaCorelli accompagneranno i tamburi del Cisim. Ne abbiamo parlato con due dei protagonisti di queste giornate.

 

Come vi conoscete?

Lanfranco: “Io e Simone ci conosciamo da sempre. Dai 14 anni almeno. Eravamo attivi con la musica, e ci siamo conosciuto così. Ho seguito il suo gruppo ska-core, i concerti di Johnny & Mongo, fino ad incrociarci ancora nella non-scuola. Da quando è nato il Cisim l’ho coinvolto in più occasioni, proprio per questa sua orizzontalità d’interessi, che trovo molto vicina allo spirito di quel luogo.”

 

Simone: “Sono diplomato al conservatorio di Ravenna. Dopo il diploma ho messo su un gruppetto ska-core e abbiamo cominciato a suonare nei centri sociali e ai Festival dell’Unità. In questi ambienti ci sono conosce tutti, e quindi io e Lanfi siamo rimasti in contatto.”

 

Dallo ska-core al barocco italiano?

Simone: “Ho sempre portato avanti due linguaggi, che mi piacciono entrambi: quello dell’energia del palco da centro sociale, e quello della compostezza della musica classica. Adesso suono per LaCorelli, una squadra di 18 soci che è nata due anni fa come cooperativa, figlia di un’associazione culturale. In questa cooperativa sono consigliere di amministrazione, suono la tromba e faccio la regia di qualche spettacolo. Ma mi piace anche suonare con Johnny & Mongo, un esperimento totalmente folle e demenziale che mescola il teatro alla musica e che per me sta diventando vitale, col quale suoneremo ancora il 4 febbraio prossimo proprio sul palco del Cisim.”

 

Come fai convivere questi due aspetti?

Simone: “Ti faccio un esempio. Nel 2015, con LaCorelli abbiamo cominciato a produrre musica classica, variando la nostra offerta per necessità. È una macchina complessa, composta da 20 persone, e bisogna un po’ inventarsi. Ma si fa di necessità virtù, come si dice. Quindi possiamo arrivare a fare i Carmina Burana al teatro Manzoni di Bologna, in 40 musicisti e due cori, arrivando sul palco quasi a 120 persone, o anche fare cose più piccole, come gli ensemble cameristici, in cui si è in 4. Il quartetto di ottoni de LaCorelli si chiama YouBrass Ensemble ed è formato da me, che sono la prima tromba; da Jacopo Rivani, il direttore d’orchestra che è anche trombettista; da Matteo Ricci il primo trombone e da Luca Gatti, il primo corno. Avevamo cominciato facendo musica di repertorio, Andrea e Giovanni Gabrieli, un po’ di Bach… Ma per chi suona l’ottone c’è un’esigenza fisica: dopo un po’ devi riposarti. Allora tra un brano e l’altro abbiamo provato a fare le presentazioni. Quando toccava a me, ho iniziato… a sparare un po’ di cavolate, e ho visto che funzionava. La gente rideva, noi ci riposavamo un po’, e alla fine tutti ascoltavano con più attenzione il concerto. Da questo esperimento è nato uno spettacolo teatrale, una vera e propria drammaturgia. E abbiamo notato che la distanza che viene dalla giacca, dalla cravatta, dallo strumento, viene rotta nel momento in cui scaturisce una risata, oltre che, logicamente, grazie alla musica. Ma se te propini due ore di Vivaldi senza interruzioni, anche il signore più appassionato alla fine dorme. Se invece ci si ingegna a riattivare l’interesse tra un brano e l’altro, buttando lì una battuta, ecco che si riaccende la curiosità.”

 

Come è nata questa collaborazione tra Cisim e LaCorelli?

Lanfranco: “Era una cosa che mi frullava da un po’ per la testa. Un aspetto che mancava al Cisim era proprio un lato ‘classico’: problema che condivide con Lido Adriano. Chi vuole ascoltare la classica a Lido, dove può andare? Giusto in chiesa a Natale. E poi c’è un altra faccia della questione: mi sono stancato delle logiche settoriali: lì fanno cose sperimentali, cose per i ggiovani. Che palle. Per questo voglio ringraziare LaCorelli, che si è messa in gioco anche in questo contesto diverso, ha reagito positivamente e ci ha fatto delle proposte. Abbiamo pensato insieme a loro di inaugurare questa collaborazione nell’ottica di tenerla in piedi. Questa novità assoluta deve diventare un appuntamento fisso negli anni: come la rassegna ‘Deve Ancora Venire’, come i concerti hip-hop. Il Cisim avrà un appuntamento con la classica. Vorrei che al Cisim, dal lunedì alla domenica, tra laboratori, biblioteca ed eventi, fosse sempre possibile fruire di un’offerta il più ampia possibile, dai 75 anni ai 12.”

 

Simone: “Quando è nato il Cisim, 7 anni fa, sono andato a vedere i primi concerti e sono rimasto colpito dal posto. Oltre alla bellezza estetica, mi piace quello che è stato creato. Cavolo: una biblioteca del fumetto, un punto multimediale, concerti, workshop, non-scuola…”

 

Lanfranco: “In realtà, ci tengo a dirlo perché lo sanno in pochi, il primo seme del Cisim è stato piantato da Laura (Gambi) e Gigio (Luigi Dadina) e dalla non-scuola alla fine degli anni ’80. Facevano i laboratori teatrali col coltello tra i denti. Il Cisim ha sicuramente una storia a sé, ma, come per molte altre cose, se non fosse stato per Gigio non sarei mai andato a Lido Adriano, probabilmente. Adesso rivaluto il valore di stare ‘fuori porta’, ad esempio…. Anche soltanto il fatto di dover andare a Lido, il ‘moto a luogo’ verso il Cisim, è importante. Come dire, non si tratta ‘solo’ di rivitalizzare il paese: ma di spostare Ravenna. Costringere i ravennati a spostarsi, questo mi piace molto.”

 

Simone: “Rimasi colpito da questa realtà, che mi sembra tutt’ora molto bella e di qualità. Ma non parlo solo dell’offerta, parlo dal punto di vista dell’artista stesso. Il palco è bello, le luci e l’audio sono molto buone… Spesso non ci si pensa, ma per un artista questo aspetto è fondamentale. Fa venire voglia di tornare in quel posto. Insomma, dopo qualche altra esperienza, un anno fa, non mi ricordo adesso chi dei due ebbe l’idea, abbiamo deciso di fare incontrare LaCorelli col Cisim. Lanfi dice: al Cisim di Lido pensano che si faccia soltanto musica per i ‘ggiovani’, invece no, siamo orizzontali: qui si fa arte, punto. La stessa cosa la pensiamo noi della Corelli, ma dal punto di vista opposto: la musica classica non è solo per i vecchi. È musica, punto. Tutta la musica è contemporanea.

 

 

 

 

Nessuno nasce classico.

Simone: “Esatto, siamo noi che invecchiamo la musica. Così nasce l’idea di far partire la collaborazione durante la Parata della Festa del 2 giugno scorso. Ho pensato di aggiungere, alle percussioni dei tamburi, una parte per i fiati. Scrivo le partiture, le consegno al trombonista, ci portiamo dietro i nostri allievi e vediamo cosa salta fuori. Tutta gente di conservatorio che si mischia in strada, perché per me non si tratta di formare un musicista in un solo genere, ma un musicista e basta. Più ampio il linguaggio che padroneggi, più possibilità hai. Bisogna dare l’opportunità, a chi ascolta e a chi suona, di capire che il beat e il groove c’è anche in Mozart, così come il lirismo, il pathos e la minuziosità c’è anche nel rap. Da questa esigenza è nato un brano della parata del 2016: un pezzo strumentale chiamato La stessa montagna.”

 

Come mai si chiama così?

Simone: “È la chiusura del cerchio. Non mi ricordo chi disse che all’inizio del 1900 Richard Strauss e Gustav Mahler stavano scavando la stessa montagna, ma da due direzioni diverse. L’ho trovata un’immagine bellissima. E secondo me è quello che stiamo cercando di fare, sia come individualità, Simone e Lanfranco, sia nelle nostre associazioni. La montagna è la stessa per tutti, l’arte, la musica, la vita, quello che ti pare, cambia solo il punto di partenza di questo scavo.”

 

Moder: “La parata dell’anno scorso è stata curata da Max Penombra. Ha seguito lui il laboratorio di percussioni e ha organizzato tutto assieme ai ragazzi de LaCorelli.”

 

Simone: “Sì, due soci e tre ragazzini: due del conservatorio, che ogni tanto collaborano con noi in orchestra, e un mio allievo di 11 anni. Che era pigliato da Dio. L’altro giorno mi fa: ‘Simone quando suoniamo nella Banda?’ E io: ‘Eh, mica lo conosco il direttore della banda di Ravenna, è cambiato’. ‘Ma non quella’, mi fa lui, ‘quella dell’anno scorso, a Lido Adriano!’ È rimasto flashato, e anche solo questo significa che abbiamo raggiunto quello che volevamo.”

 

Raccontami qualcosa sugli spettacoli che andranno in scena al Cisim.

Simone: “Lo spettacolo del 26 gennaio si chiama Un Quartetto e quattro Unetti. Con Youbrass Ensemble avevamo un repertorio composito: c’era il barocco italiano, solamente compositori tra il 1400 e il 1600; c’era un repertorio di musica tradizionale romagnola, prima dell’avvento del valzer, delle polke e delle mazurke di Secondo Casadei; poi qualche pezzo di musica classica, da Mozart in avanti; e infine qualche pezzo di colonne sonore e di musica leggera, cover dei Beatles e cose del genere. Allora ci siamo inventati un equivoco sul palco: arriviamo e non riusciamo a metterci d’accordo su cosa suonare. E alla fine suoniamo tutti e quattro i generi alternati. Poi, prima dell’appuntamento finale con la Parata del 2 giugno, ci sarà Genio e sregolatezza, il quartetto degli archi, in cui la dimensione tornerà davvero a essere quella della classica pura, da giacca e cravatta, violini e tutto quanto. Stavamo pensando assieme a Jacopo Rivani come adattare questo spettacolo al Cisim, quando io e Lanfi ci siamo guardati e ci siamo capiti subito: basta portare un quartetto d’archi dentro al Cisim per ottenere già quel cortocircuito che cerchiamo. Non c’è bisogno di cercare un adattamento per forza.”

 

Moder: “È esattamente questa la dimensione che cerco. Poi il problema sarà comunicare, promuovere questo appuntamento alla gente. Ma pensare che un anziano possa venire al Cisim e vedersi il quartetto come se fosse all’Alighieri, lo trovo incredibile. Anche perché sto cominciando ad avere il rigetto per tutto ciò che è amplificato. Ma questa è un’altra questione.”

 

Simone: “A proposito di amplificazione, io vorrei suonare il bagno del Cisim. È un mio sogno fare un concerto proprio nel bagno. Tu ridi, ma il bagno del Cisim suona da dio. Hai mai aperto il rubinetto dei maschi? Fuuuu… Canta. I muri vibrano. E poi mi piacerebbe coinvolgere Moder all’interno di uno spettacolo de LaCorelli. Perché no?”

 

A cura di Iacopo Gardelli

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