Filippo Donati, Ravenna e il turismo. “Vorrei che Ravenna facesse squadra e avesse una strategia”

Botta e risposta con il noto albergatore che parla di tutto a ruota libera e tesse l'elogio dell'Assessore Corsini e della Destinazione Romagna, mentre bacchetta il Natale ravennate, la mancanza di idee e di strategie chiare per la città

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Filippo Donati, 57 anni a luglio, una vita dedicata al turismo, gestisce lo storico Hotel Diana nel centro di Ravenna. Ha cominciato l’attività nel lontano 1982. Da allora ha visto passare sotto i suoi occhi Sindaci e Assessori al turismo, Presidenti del Consiglio e Ministri. Sì, perchè per otto anni è stato anche a capo del sindacato albergatori di Confesercenti Assohotel, incarico a scadenza alla fine del mese di gennaio. Insomma, è agli sgoccioli. Filippo Donati oggi parla a ruota libera e a titolo personale. È oramai libero da incarichi e può dire tutto ciò che pensa. Ogni tanto ama anche provocare. E adora il ruolo del bastian contrario. È un ruolo perfetto per chi chiede molto a se stesso e agli altri. Tagliato per chi ama molto la propria professione e la propria città. 

Per questo è spesso incontentabile, critico quando non, addirittura, dall’altra parte della barricata. Il fatto è che vorrebbe sempre il meglio. Ma non si tira indietro, quando c’è da darsi da fare per qualche buona causa. Come per esempio dopo il terremoto nel centro Italia: allora trasformò il suo albergo in un centro raccolta di viveri per i terremotati e in pochi giorni raccolse quintali e quintali di roba. Tutta regolarmente consegnata.  

 

L’INTERVISTA

Non si è mai parlato tanto di turismo a Ravenna come in questo periodo… è un bene o un male?

“Non si è mai parlato così tanto di turismo in Italia direi…”

Beh, io vorrei limitarmi a Ravenna, se possibile.

“Se guardiamo all’economia globale, l’Europa, l’Italia, vediamo che il turismo è l’unico settore in forte crescita. A Ravenna in realtà se ne è sempre parlato tanto, o forse io ne ho sempre parlato tanto, perché sono del settore. Comunque, mentre oggi il turismo cresce altrove e in linea generale quasi a due cifre, la nostra città cresce solo di qualche punto: questo lascia un po’ l’amaro in bocca. Disquisire sul più uno, più due o meno due, senza entrare nel merito vero delle questioni, per esempio la redditività di chi fa turismo, non va bene.”

Quindi lei non è soddisfatto di come se ne parla?

“No. Se ne parla in modo superficiale e provinciale. Di numeri e basta. Come si faceva tanti anni fa. Oggi avremmo ben altri strumenti, elementi e parametri per approfondire l’argomento. Invece continuiamo a parlare solo dei soliti due o tre numeri. Arrivi, presenze e così via. E poi quello che mi delude di più è che ci si divide in fazioni per partito preso: chi non è contento si aggrappa a quei numeri per attaccare l’Amministrazione comunale; chi è al governo locale si aggrappa a quei numeri per difendere il proprio operato.”

Insomma, si tende ad assolvere o a condannare a tavolino?

“Esattamente.”

Lei passa per essere un bastian contrario. Allora prendiamo il toro per le corna. Cos’è che non va a Ravenna, secondo lei?

“Non va che Ravenna non sia sufficientemente conosciuta per quello che merita. Non sia sufficientemente collegata per quello che merita. Non sia sufficientemente fruibile per quello che merita.”

Allora Ravenna è o non è una capitale del turismo?

“Non è una capitale del turismo. È una città turistica, che una volta visitata ti lascia un bel ricordo. Si fa ricordare per il buon vivere, per la pulizia delle sue strade, per la cordialità delle persone, per la bontà dei ristoranti e dell’accoglienza, perché questo è ciò che mi raccontano i miei clienti. Ma a Ravenna, che pure è tutte queste cose, bisogna arrivarci e, prima ancora, Ravenna bisogna conoscerla.”

Insomma, il solito problema: Ravenna dove?

“Nel mondo non lo sanno. Nel mondo devi sempre dire a sud di Venezia, a nord di Rimini, fra Firenze e Venezia, vicino a Bologna… alla fine sei costretto a spiegarla così.”

Perché altre città con patrimonio meno importante e unico di Ravenna fanno più numeri di Ravenna?

“Forse perché avendo meno fanno di più. Cioè si danno più da fare. Aguzzano l’ingegno. Noi siamo un po’ come quei fuoriclasse che prendono sotto gamba certe gare, perché comunque sanno di valere e di vincere facile. Ma non è così.”

Sta dicendo che siamo presuntuosi?

“Presuntuosi. L’ho detto.”

C’è una cultura diffusa del turismo e dell’accoglienza o no? Ricordo l’episodio o aneddoto raccontato a me recentemente dall’Assessore regionale Andrea Corsini, dell’edicola che non voleva dare informazioni ai turisti…

“Non vedo più segnali così clamorosi di arretratezza. Però ci sono ancora grosse pecche. Per esempio, mi chiedo perché da mesi l’unico Ostello della Gioventù che abbiamo a Ravenna sia chiuso. Però no, quella ostilità ostentata verso i turisti non c’è più. Gli operatori economici hanno capito che con i turisti si deve e si può lavorare, non sono affatto un impiccio. Anche se proprio sul tema della redditività delle aziende ci sono dei grossi problemi. Spesso si lavora con margini esigui per non dire altro.”

Voi imprenditori avete qualcosa da rimproverarvi?

“Sicuramente sì. Probabilmente siamo più lenti rispetto ai nostri concorrenti di altre città. E c’è una concorrenza tra di noi dispettosa, che non ci aiuta a crescere…”

Non fate squadra.

“Non si riesce a fare squadra, ecco. Ognuno bada al proprio cortile. Tranne in qualche caso sporadico, ma poi si ritorna subito a coltivare l’orticello.”

Le associazioni di categoria hanno fatto o fanno abbastanza?

“Fanno quello che possono. Perché devono tenere conto o si scontrano con la volontà degli imprenditori. Tu puoi fare tutti i corsi, gli aggiornamenti, i forum e i progetti che vuoi, ma poi ci sono pochi imprenditori che partecipano. Sono in molti invece a lamentarsi su Facebook. Bisognerebbe partecipare, unirsi, farsi sentire nei momenti decisivi. L’ultima volta, che io ricordi, è stato per la protesta sulla tassa di soggiorno, una protesta contro qualcosa non un’iniziativa per qualcosa.”

Lei e la politica. Ha girato un po’… e si è scottato più volte con la politica. Prima la Lega Nord, poi vicino al PDS-DS-PD, quindi il M5S…

“No, non ho girato un po’. Sono stato con la Lega Nord all’inizio degli anni ’90 poi sono uscito, o meglio, sono stato espulso, perché evidentemente le mie idee non andavano bene.”

Poi si è avvicinato al PDS-DS-PD…

“No. No. Avevo un buon rapporto con alcuni esponenti di quel partito, ma non ho mai bussato a quella porta. Se qualcuno va dicendo questa cosa, racconta bufale.”

Infine, l’avvicinamento al M5S. Due anni fa in occasione delle elezioni amministrative.

“Sì, perché Michela Guerra secondo me era una buona risorsa per la città e credevo nelle forze che si erano aggregate attorno a lei: ma siamo riusciti a giocarci malamente anche quella possibilità, alla fine. Resta il fatto che io molto serenamente – come Marescotti, anche se per motivi diversi dai suoi – il 4 di marzo voterò Movimento 5 Stelle.”

 

 

Ma la politica ravennate ha fallito sul turismo? Se Ravenna non è quello che potrebbe essere, intendo…

“La politica aveva imboccato una strada giusta nei confronti del turismo ai tempi di Mercatali prima Assessore al Turismo e poi Sindaco e dopo ancora con Pasi Assessore al Turismo. In quegli anni ci furono intuizioni felici. Dopo, quelle scelte si sono lasciate un po’ andare. Non si è insistito. Credo che molti ancora non si rendano conto di cosa potrebbe significare il turismo come sistema, come perno dello sviluppo della città.”

Il Comune, la Regione, lo Stato fanno la loro parte?

“Lo Stato ha elaborato un piano strategico per il turismo. La Regione ha fatto altrettanto. Città a noi vicine come Cervia hanno un piano strategico. Ravenna non ce l’ha.”

È quello che lei denuncia da tempo. Sia più preciso.

“Io non vedo un nostro piano strategico in sintonia con quello dello Stato e della Regione. Magari, non dico di copiare, dico almeno di prendere le parti migliori di quello che altri hanno fatto.”

Il Comune un paio di scelte strategiche le ha delineate. La prima è l’alleanza con Cervia. La seconda è l’alleanza con Rimini. Il tutto nell’ambito della Destinazione Romagna.

“Tutto questo era obbligato. Il treno era partito, altri l’hanno messo in movimento e noi siamo stati invitati a salire. E siamo saliti. Per carità, va benissimo. Ma non è quello che intendo io per strategia.”

Comunque è ciò che ha sostenuto l’Assessore Corsini: ovvero Ravenna sulla scia di Rimini, che fa da convoglio di testa per la promozione della Destinazione Romagna.

“Certo. Rimini è un traino eccezionale e dobbiamo sfruttarlo. E queste scelte di Corsini sono condivise.”

Destinazione Romagna – la riforma che porta il nome di Corsini – dunque la convince?

“Certamente sì. Non bisogna difendere i campanili e nemmeno abbatterli, bisogna solo aprire la porta e fare in modo che i campanili facciano squadra fra loro.”

Ha visto molti Sindaci e molti Assessori al turismo di Ravenna. Chi vorrebbe ricordare e chi dimenticare?

“Dimenticare nessuno, per rispetto del lavoro di tutti quanti.”

Lei è troppo diplomatico.

“Non sono diplomatico. Sono rispettoso. Ripeto i nomi che ho fatto prima: vorrei ricordare Vidmer Mercatali e Guido Pasi. E aggiungo che sono molto sorpreso, positivamente, da Andrea Corsini che mi sembrava imballato a Ravenna, mentre invece sta facendo un gran lavoro a Bologna.”

Parliamo dell’oggi e di questa stagione: come va? Il Comune con il nuovo corso di de Pascale e Costantini ha le idee chiare e la soddisfa per ciò che sta facendo?

“Le idee chiare loro pensano di averle. Personalmente io non sono soddisfatto, perché avverto la mancanza di una strategia di fondo. C’è un pensiero, ci sono persone che lavorano, ma non c’è una strategia chiara. La dico così, in questo anno e mezzo io non ho visto scelte strategiche in materia di turismo sulla base delle quali io o altri operatori del settore potrebbero imbastire le loro politiche commerciali, i loro investimenti per i prossimi anni.”

Si parla di numeri, di arrivi, presenze, visite ai monumenti… quali sono i suoi numeri?

“Ci sono i numeri ufficiali e quelli sono. C’è chi addirittura contesta anche quelli. No, perché? Se ci mettiamo a dire che anche i numeri sono farlocchi allora siamo finiti. No, i numeri sono quelli. Io dico andiamo oltre i numeri e i segni più. Sono stanco di vedere che una parte della città attacca l’altra per quei numeri, dicendo che sono troppo bassi, e io sono fra quelli. Mentre l’altra parte si aggrappa a quei numeri per dire tutto va bene e si autoincensa. Andiamo a vedere se a quei numeri corrispondono altri numeri: quelli degli operatori del settore. I numeri dei ricavi, per esempio. Gli alberghi devono vendere le camere ad una cifra ragionevole per stare in piedi. E poi a me dà molto fastidio che ancora oggi si continui a confondere gli escursionisti per turisti. Le visite mordi e fuggi sono una cosa. I turisti che prendono alloggio in città e mangiano a pranzo e a cena al ristorante sono un’altra cosa.”

Insomma non basta vedere tanta gente in giro per dire che la città è piena di turisti…

“No. I turisti li vedi dopo cena. Se dopo una certa ora vedi persone non di Ravenna passeggiare per la città, ecco, quelli sono turisti.”

Purtroppo la permanenza media a Ravenna è solo di 2 notti circa. È così?

“All’incirca è così. Ma il punto è che dobbiamo lavorare per portare più turisti internazionali, quelli che si fermano di più. Abbiamo pochi turisti dall’estero: solo 2 turisti su 10 arrivano a Ravenna dall’estero. In questi anni in cui la situazione internazionale ci ha graziato, dovremmo massimizzare la congiuntura favorevole. Come? Con qualche treno veloce in più verso Bologna e verso Rimini, e poi con il Treno di Dante da Ravenna a Firenze. E poi c’è un’altra cosa: dopo la Maratona e la Trilogia d’Autunno del Ravenna Festival e prima della Pasqua c’è un lungo periodo di sonno, in cui praticamente non si lavora, allora bisogna inventarsi qualcosa di ben diverso dalle videoproiezioni sui monumenti.”

Non la convince Ravenna in Luce e ciò che è stato fatto a Natale?

“Quel qualcosa in più per portare turisti a Ravenna a Natale o nel periodo che va da dicembre a febbraio non può essere il videomapping, la pista del ghiaccio o i Capanni del Natale. Tutto questo rende la città più bella e accogliente, ma non porta turisti. I pochi turisti che sono venuti hanno visto una città bellissima. Ma erano pochi, appunto.”

 

 

Insomma, lei dice che servono idee nuove.

“Un’idea buona per l’inverno: è quello che ci vuole.”

L’Assessore regionale Andrea Corsini dice che forse quei benedetti 8 Monumenti Unesco si potrebbero valorizzare di più e meglio. E ha fatto un po’ di mea culpa… Anche questa potrebbe essere un’idea.

“Sono d’accordo. Ma nelle riunioni tecniche come albergatore non ho mai visto né la Curia Arcivescovile né lo Stato, titolari dei nostri siti Unesco. Dunque, abbiamo un problema qualche volte a fare squadra. Aggiungo un episodio recente. Un amico che fa il giornalista a Stoccolma mi telefona e dice: bellissima la presentazione del Ravenna Festival a Stoccolma, peccato non ci fosse nessuno a spiegare come si arriva a Ravenna, quanti alberghi ci sono e di quale categoria, insomma nessuno per far conoscere la ricettività, i servizi e le opportunità della Destinazione Ravenna. Questo è un errore. A volte andiamo in capo al mondo a portare le copie dei nostri mosaici, e va bene, ma perché quando va in giro per il mondo il Ravenna Festival – la cosa più importante che oggi porta il nome di Ravenna nel mondo – non affianchiamo la proposta culturale con quella turistica. E la stessa cosa possiamo fare con l’OMC.”

Restiamo ai numeri, in senso metaforico. Quali sono i veri numeri di Ravenna, quelli da spendere bene sul mercato turistico? Città dei mosaici. Città di Dante. Città con il mare e le pinete. Città della poesia. Città degli eventi. Città dell’amore (Guidarello e Baciarello). Città dello sport. Non sono un po’ troppe tutte queste cose?

“Baciarello, lasciamo stare. Quella desinenza mi fa venire in mente altro da Guidarello, che andrebbe valorizzato, va bene, ma non riusciamo nemmeno a valorizzare Dante. Prima occupiamoci di Dante e facciamo tutto quello che di deve per mettere in valore Dante. E poi quando anche Dante avrà fatto l’overbooking magari ci butteremo su Guidarello Guidarelli. Città dello Sport non me la sento. Città degli eventi, anche qui non facciamo confusione. Gli eventi sono la Maratona o un concerto di Riccardo Muti, non le manifestazioni per quanto di valore. Città della poesia ci sta, con Dante e Byron. È già molta roba. Città del mare e delle pinete, assolutamente sì. E poi Città del mosaico, senza dubbio. Aggiungo che potremmo sfruttare di più la figura di Teodorico sul mercato tedesco. Ma la carne al fuoco è già tanta. Non esageriamo.”

Se lei avesse mille fiches da puntare al casinò e dovesse puntarle in un colpo solo, per risolvere un problema di Ravenna legato al turismo, su cosa punterebbe? I collegamenti? Le strutture ricettive? La cultura turistica diffusa? La strategia? La promozione?

“Su quel benedetto binario che collega Ravenna e Bologna, per avere finalmente treni di livello europeo. Tempi di percorrenza. Qualità dei servizio. Frequenza.”

Cosa si aspetta dalla struttura manageriale che dovrebbe mettere insieme Ravenna con Cervia?

“Non ho ancora capito. Devo essere onesto. Mi aspetto a breve di avere le risposte che cerco. C’è una grande intensità di incontri a tutti i livelli, in ogni caso, e questo mi fa ben sperare.”

 

A cura di P. G. C.

 

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