Fauna selvatica. Cia Romagna: danni sempre più importanti anche durante l’emergenza Covid-19

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In questo periodo di emergenza sanitaria per il Covid-19, le restrizioni alla circolazione hanno agevolato anche in Romagna il girovagare degli animali selvatici, soprattutto cinghiali, che devastano le colture in pieno giorno. A rischio le produzioni agricole, in particolare frutta e ortaggi, gli allevamenti ma anche la sicurezza delle persone. Lo stop alle attività produttive ha inoltre frenato i sopralluoghi per verificare i danni causati dagli ungulati, rendendo impossibili le perizie per i risarcimenti alle imprese. Il fermo ha ostacolato anche la distribuzione del materiale per installare le recinzioni.

In merito ai cinghiali, Cia Romagna apprezza che, pur in questa situazione di difficoltà e ritardi, la Regione abbia approvato il calendario venatorio e i piani di controllo, emettendo in tempi rapidi l’Ordinanza 74 del 30 aprile che consente l’attività venatoria nella forma selettiva a partire dal 4 maggio. L’Organizzazione chiede che gli enti preposti, gli Ambiti territoriali di caccia prima di tutto (Atc), si attivino per attuare questa forma di caccia individuale con l’obiettivo di limitare i danni, e confida in un ulteriore snellimento burocratico nelle autorizzazioni per le azioni di prevenzione. “I cinghiali non sono gli unici ad arrecare danno – spiega Elmo Fattori, componente della Giunta di Cia Romagna con delega al tema fauna selvatica -. I lupi seguono il proliferare degli ungulati, che tendono a scendere a valle; gli storni danneggiano soprattutto i frutti rossi, e poi gazze, ghiandaie, nutrie (per i cui danni non sono previsti risarcimenti), incidono in maniera importante sulle produzioni, già messe a dura prova”.

Si tratta di problemi di primaria importanza, che incidono tra l’altro sull’incremento delle spese a fronte di mancanza di prospettive di entrate. “Contro il lupo, ad esempio, l’unica possibilità è la prevenzione degli attacchi a greggi e mandrie con recinzioni e impianti estremamente costosi”, sottolinea Fattori.

Danni importanti, poi, derivano anche dalla siccità. Quest’ultima, in modo particolare per le colture da seme, sta ancora creando disagi. È stato necessario ricorrere anche più volte all’irrigazione già da metà febbraio. Se la situazione non cambia, molti grani non riusciranno nemmeno a fare la spiga.  Anche il mais rischia problemi. La siccità non risparmia poi orticole, ulivi e viti, così come gli alberi da frutto. A lungo andare è un problema anche per gli allevamenti.

“Cia sta lavorando – spiega Mirco Bagnari, Direttore di Cia Romagna – per evitare che le aziende colpite da siccità, gelate o da danni da fauna selvatica debbano chiudere o in altri casi ridurre la capacità di investire per garantirsi un futuro. Stiamo attraversando uno dei momenti più drammatici della storia recente e ciò richiede uno sforzo maggiore su tutti i fronti per non lasciare indietro nessuno. Chiediamo  alle istituzioni e ai soggetti preposti di fare la propria parte per fronteggiare concretamente i danni da fauna selvatica e di tenere alta l’attenzione dei controlli per la tutela di tutti”.

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Commenti

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  1. Scritto da maria

    Salvare le specie va bene, evitare l’estinzione anche, ma chi si fa paladino di ciò perché non si preoccupa anche di condividere soluzioni per trovare il giusto equilibrio di convivenza con l’uomo, quando i danni prodotti da questi animali diventano eccessivi, evidenti e non più sopportabili?