Andrea Maestri: Michele de Pascale non è adeguato per guidare Ravenna, esprime la debolezza del PD

Intervista al deputato ravennate Andrea Maestri che fa parte del gruppo civatiano di "Possibile" e a Ravenna appoggia la candidatura a Sindaco di Raffaella Sutter con la Lista Ravenna in Comune

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Raggiungiamo al telefono l’on. Andrea Maestri mentre è impegnato in Parlamento e cerchiamo di mettere a fuoco con lui alcuni temi caldi della politica nazionale e locale. Si parla naturalmente di cosa succede a Roma e di quello che accade nella sinistra, con un occhio al PD il partito nel quale Maestri ha militato a lungo per poi uscire clamorosamente un paio di anni fa, un po’ prima di entrare a Montecitorio in quota PD ma fuori dal PD. E anche su questo punto, come sempre, Maestri non si sottrae.  

 

On. Maestri partiamo dai temi caldi che tengono banco in Parlamento. Le Riforme costituzionali sono ormai cosa fatta. Ora c’è il tema del Referendum che si terrà in ottobre. Beppe Civati e lei, naturalmente, siete per il No.

“Assolutamente per il No. Aderiamo come Possibile (l’aggregazione politica fondata da Beppe Civati, ndr) ai Comitati del No che sono in fase di costituzione ovunque e poi svilupperemo anche nostre iniziative autonome sempre come Possibile, per spiegare le nostre proposte alternative, perché vogliamo incontrare le persone e spiegare loro che non diciamo solo No ma abbiamo altre proposte di riforma delle istituzioni rispetto a quelle volute da Renzi.”

 

Pare di capire che voi di Possibile giudicate quelle di Renzi come delle vere e proprie contro-riforme?

“Assolutamente sì. Sono contro-riforme regressive sul piano culturale ancor prima che sul piano politico-istituzionale e giuridico. Viene abolito il bicameralismo perfetto ma se ne crea uno imperfetto con un grande pasticcio sul Senato. C’è un enorme accentramento di poteri in capo al Governo in nome della governabilità ma a scapito di tutti gli altri poteri e sacrificando in parte il principio democratico di rappresentanza. Infine, il combinato disposto della riforma costituzionale e della riforma elettorale è un mix esplosivo che mette in discussione alcuni dei tratti più avanzati della nostra Costituzione.”

 

Unioni civili e legge Cirinnà: questa volta una legge il Parlamento italiano la farà, o resteremo ancora il fanalino di coda in Europa sui diritti civili?

“Si sente e si vede di tutto qui a Roma e in Parlamento. Non è chiaro se il PD riuscirà ad approvare il disegno a firma Cirinnà che pure non è granchè, rappresentando già un compromesso al ribasso rispetto a ciò che chiediamo noi e che chiede la società civile, cioè la parità dei diritti per tutti e la fine di ogni regime discriminatorio in Italia. Noi siamo d’accordo, per esempio, con la deputata del PD Michela Marzano e con quello che sostiene nel suo libro “Mamma, Papà e Gender” che presenteremo a Ravenna alla Casa delle Donne il 27 febbraio prossimo. Quello è il livello più avanzato sul terreno dei diritti, ciò per cui ci battiamo. Su questo tema siamo disposti a collaborare con tutti ovviamente anche con la parte più moderna e avanzata del PD, interpretata appunto dalla Marzano.”

 

Vi preoccupa questo nuovo interventismo clericale e di certi ambienti Vaticani?

“Sì. Si respira un’aria pesante a Roma. Il condizionamento degli ambienti e delle posizioni clericali è molto forte sulle forze moderate e anche sul PD. Si rischia l’ennesimo compromesso sulla pelle delle persone e dei loro diritti.”

 

Lei ha fatto una battaglia a suo tempo sulla questione delle frequenze Rai. Che cosa dice del canone RaiTv da pagare in bolletta?

“Continuo ad essere fortemente contrario a un canone impostato come una tassa, un balzello imposto a tutti, per un servizio che dovrebbe essere pubblico e che invece, nel caso della Rai, assomiglia sempre più a un servizio privato che segue logiche commerciali, appunto, come una qualsiasi TV privata. Inoltre, almeno avessero introdotto un criterio di progressività, nemmeno quello hanno fatto: è una tassa uguale per tutti, ricchi, persone abbienti e persone meno abbienti.”

 

Secondo lei è possibile che venga sollevato il dubbio di costituzionalità sul canone Rai inserito nella bolletta della luce?

“Sì, è possibile.”

 

A proposito di Possibile, ci sarete come associazione agli stati generali della sinistra il 19, 20 e 21 febbraio a Roma?

“Allo stato credo che noi non ci saremo. Abbiamo un nostro percorso e continueremo ad andare per la nostra strada. Ciò non esclude affatto che siamo aperti al dialogo e che ci incontreremo con le altre forze di sinistra per costruire l’alternativa al PD. Già stiamo collaborando su tante questioni con altri forze, come SEL e coloro che sono usciti dal PD dando vita a Sinistra Italiana. D’altra parte, questa è anche la nostra esperienza di Ravenna, dove noi e altri abbiamo dato vita a Ravenna in Comune.”

 

Un’esperienza giudicata da tutti raccogliticcia e che invece sta mostrando sorprendenti segni di tenuta e unità…

“Sì. Ravenna è un bel laboratorio per la costruzione di una vera alternativa al PD. Esperienze diverse che danno vita a un percorso comune di partecipazione e di cittadinanza attiva per costruire un’alternativa sul territorio, fra le persone, a partire dalle persone, fuori dai salotti politici.”

 

Veniamo ad alcuni temi caldi ravennati. Crisi della chimica, caso Versalis e rischio di gravi contraccolpi per il nostro tessuto produttivo e per l’occupazione. Lei ha chiesto l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti, insomma l’intervento pubblico.

“Sì. Non vedo alternative e attendo la risposta del Governo su questa proposta che abbiamo avanzato. Per noi è chiaro che il punto produttivo e i posti di lavoro a Ravenna devono rimanere e che il Governo deve fare la sua parte, non abbozzare come tante altre volte.”

 

La Consulta ha ammesso il referendum sulle trivellazioni. È quasi una vostra vittoria.

“Sì, perché siamo stati pionieri in questo campo. Non siamo riusciti a raccogliere le firme, ma abbiamo fatto da apripista per l’iniziativa delle Regioni. Il referendum è residuale, certo, ma è comunque importante per riflettere sulle politiche di tutela dell’ambiente in Italia e per costruire una nuova consapevolezza e nuove politiche che tengano insieme le ragioni dell’ambiente e quelle dell’economia.”

 

Già, come la mettiamo con i posti di lavoro in questo settore?

“Dobbiamo trovare un punto di equilibrio, lavorare per l’economia verde e le nuove fonti energetiche. Noi non vogliamo sacrificare l’ambiente sull’altare dell’economia come sembra voler fare per esempio il PRI di Mingozzi. Perciò diciamo no alle trivellazioni, ma anche sì a nuove politiche energetiche e quindi sì a investimenti e sviluppo in nuovi settori.”

 

Porto di Ravenna. Che idea si è fatta su tutta la polemica Di Marco, Confindustria, Comune?

“Ho conosciuto Galliano Di Marco come persona competente e attiva. Penso si sia trovato al centro di un groviglio di interessi e di manovre politiche che non gli hanno permesso di lavorare al meglio. Penso che tutte queste polemiche attorno alla questione fondali non servano allo sviluppo del Porto e credo che anche il Comune e il Sindaco abbiano sbagliato in qualche modo a non evitarle o ad alimentarle.”

 

Pensa che Confindustria abbia troppo potere e troppi interessi sul Porto?

“Non saprei dire se conta troppo o no. Io non ho pregiudiziali ideologiche su chi deve operare nel porto e su chi deve darsi da fare per lo sviluppo del Porto. Tutti coloro che hanno buone idee devono lavorare insieme per far crescere il Porto di Ravenna nell’interesse di Ravenna, ponendo fine alla conflittualità di oggi.”

 

Cosa pensa del ruolo della Sapir, anche lei ritiene che andrebbe privatizzata come altri proprongono?

“Penso che Sapir vada ripensata profondamente. Così com’è non funziona. Questo è chiaro.”

 

Lei ha dedicato una poesia canzonatoria a Michele de Pascale il candidato del PD. Che pensa di questa candidatura e dello slogan scelto dal candidato democratico: “Energia per Ravenna”?

“Nel suo caso, più che parlare di energia parlerei di pile scariche. Michele de Pascale è una scelta di debolezza del PD, non una scelta di forza. È una specie di richiamo a serrare i ranghi per evitare il peggio. Ma la scelta è molto debole in sé. Per me è un candidato assolutamente inadeguato a guidare una città come Ravenna e lo dico con rispetto e senza intenti polemici. Lo dico osservando semplicemente il suo curriculum: è un uomo che non ha una professione, viene dalla politica e ha fatto solo politica. Ha l’unico merito di essersi inserito giovane nel gruppo di comando del PD ravennate. È il frutto non del cambiamento ma della continuità del solito vecchio sistema, che blocca Ravenna da tanti anni. Un sistema che scricchiola e che questa volta andrà a sbattere perché il PD sarà costretto al ballottaggio e perderà le elezioni.”

 

Lei appare molto convinto: ma ci sarete voi dall’altra parte?

“Sono convinto di sì. Lavoriamo per questo.”

 

Un’ultima domanda. Molti nostri lettori continuano a ritenere sbagliato il fatto che lei abbia accettato di entrare in Parlamento malgrado sia stato votato nelle liste PD e sia entrato appunto in quota PD pur essendo nel frattempo uscito dal partito.

“Rispondo a lei e a tutti i lettori che pongono questa domanda o fanno questa obiezione: i voti non appartengono ai partiti ma agli elettori. Io mi presentai alle Primarie del PD per il Parlamento e poi fui in lista per il PD quando ancora ero in quel partito, ma prendendo molti voti anche di elettori che non erano del PD, perché queste persone mi conoscevano e avevano fiducia in me. Io oggi in Parlamento rappresento tutti coloro che mi hanno votato, non un partito. E in questo rispetto la Costituzione che dice, appunto, che io rappresento il popolo, non un partito piuttosto che un altro. Ogni giorno in Parlamento lavoro per continuare a rappresentare al meglio le istanze dei miei elettori di Ravenna e del territorio che rappresento.”

 

A cura di P. G. C. 

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