Maurizio Marangolo: aprire o non aprire? Questo è il dilemma! Non è ancora tempo di aperture indiscriminate

Aprire o non aprire. Questo è il problema Il quesito è certamente amletico, ma la risposta deve assolutamente essere razionale e tenere in grande considerazione ciò che i dati epidemiologici e quelli clinici e scientifici ci propongono. Incominciamo da quelli epidemiologici. Nel grafico qui sotto riprodotto ho riportato i casi positivi al corona virus presi in carico dal Servizio Sanitario Nazionale a partire dal 2 marzo 2020 al 7 aprile 2021 in Emilia-Romagna, standardizzati per il numero di abitanti della Regione e quindi espressi per 100.000 abitanti.

Si identificano chiaramente le tre ondate: la prima nei mesi di marzo-aprile 2020, la seconda a partire dalla fine ottobre 2020 e la terza caratterizzata dalla ripresa del marzo 2021. Quello che salta agli occhi è l’enorme differenza fra il picco della prima ondata, che superò di poco i 200 casi per 100.000 abitanti (per l’esattezza 225), dal secondo e dal terzo i cui picchi sono stati rispettivamente 1.539 e 1.626; rispettivamente 6,24 e 7,22 volte.

Che impatto hanno avuto questi dati sull’impiego delle strutture ospedaliere intese come terapie intensive e Reparti Covid? Dalla figura sotto riportata vediamo i numeri, sempre relativi alla popolazione dell’Emilia-Romagna, della somma dei ricoveri.

È evidente che il primo impatto fu drammatico, nel volger di poco tempo si raggiunse il picco di 97 ricoveri per 100.000 abitanti. Il Sistema Sanitario era assolutamente impreparato, grazie anche ai tagli indiscriminati che tutte le amministrazioni nei decenni precedenti avevano apportato. Ma anche la seconda e la terza ondata hanno messo a dura prova gli ospedali, con tassi di ricovero che hanno registrato picchi di 70 e di 92 per 100.000 abitanti. Da notare ad onor del vero che a fronte di un aumento dell’incidenza nella seconda e terza ondata, pari a 6 – 7 volte rispetto alla prima, il numero di ricoveri non è aumentato parallelamente, ma questo grazie all’impiego molto più intenso dell’assistenza a domicilio.

Non trascuriamo l’ultimo ma non per questo meno importante argomento, quello più doloroso, quello dei morti per corona virus. Qui viene riprodotta la curva cumulativa dei decessi in tutto questo lunghissimo periodo. Abbiamo raggiunto i 270 morti per 100.000 abitanti e la curva non tende ancora ad appianarsi.

A questo punto è doveroso fare una serie di considerazioni che riguardano la biologia del virus e le politiche per contrastarlo. Il virus è una semplice molecola di RNA che ha come suo unico scopo quello di replicarsi. Per far questo deve infettare quanti più organismi possibile; se non ci riesce è destinato a sparire. Quindi, in carenza di strumenti validi per contrastarlo, e i vaccini sono quelli più efficaci, non si può far altro che impedire il contagio. Approfittando anche del fatto che questo virus si trasmette per via aerea e per contaminazione diretta attraverso le mucose. Quindi qualsiasi provvedimento che ostacoli queste vie di ingresso è in grado di ridurne la trasmissione; quindi distanziamento sociale, utilizzo dei presidi di protezione individuale, igiene.

Se guardiamo attentamente i grafici notiamo che l’unico periodo in cui il virus sembra aver dato tregua è quello che segue al primo vero ed unico confinamento, quello che si interruppe il 4 maggio 2020. Dopo quella data sia il numero di pazienti positivi presi in carico, che quelli ricoverati ed infine anche i decessi si interruppero. E qui ci fu il grande errore commesso. Si pensò che dopo il sacrificio egregiamente sopportato dagli italiani il pericolo fosse finito e con l’estate fu un ‘liberi tutti’. Il virus ringrazia! Il secondo grande errore, dipendente dalla falsa sicurezza che tutto fosse finito, fu la persa occasione di iniziare un vero ed efficace tracciamento in grado, visti i bassi numeri, di identificare precocemente i focolai residui ed isolarli.

Con la ripresa della pandemia in ottobre 2020 si è introdotta l’Italia a colori che, diciamolo pure, ha un’efficacia assai limitata forse ed al massimo riesce a contenere un po’ la diffusione, ma, ad essere onesti, l’atteggiamento di tutta la popolazione, nessuno escluso, è ben lungi da quello, quasi coreano, del marzo-aprile 2020. E gli effetti si vedono!

Ora, concludendo, ai vari Mattei di turno e a tutti coloro che auspicano aperture più o meno indiscriminate, abolizione del coprifuoco ed altre iniziative del genere, bisogna rispondere NO! Non è assolutamente il momento. Quello che bisogna fare è stringere i denti, applicare un confinamento serio, vaccinare a più non posso, e solamente così potremo in tempi ragionevoli riuscire a contenere la diffusione del virus. E poi non accontentarci perché il coronavirus continuerà a circolare ancora per parecchio e quindi attuare un attento e preciso tracciamento (migliorare e potenziare Immuni) e mantenere quelle elementari norme di distanziamento e di igiene che insieme ai vaccini sono le uniche potenti armi contro la malattia.

Maurizio Marangolo – Medico – Ravenna