L’ora di religione a scuola, l’appello della diocesi: “Insegnarla resta un’opportunità da non perdere”

Ora di religione, tempo di scelte. Anche quest’anno la diocesi si rivolge a genitori e studenti per invitarli a scegliere l’insegnamento della religione cattolica a scuola (Irc), con una lettera a firma dell’arcivescovo, monsignor Lorenzo Ghizzoni, del direttore dell’Ufficio scolastico diocesano, don Andrea Bonazzi e della vicedirettrice Simona Scala. C’è tempo fino al 30 gennaio per iscriversi, contestualmente all’iscrizione all’anno scolastico da frequentare.

Gli studenti che si sono avvalsi di questa opportunità nelle scuole del territorio quest’anno sono stati 16.289, il 70,4% della popolazione studentesca complessiva (23.590 persone). Ma i dati sono ovviamente molto diversi tra i vari ordini di scuola e ci sono differenze anche tra istituto e istituto. Nella scuola dell’infanzia e alla primaria la percentuale di chi si avvale dell’Irc è intorno all’80%: in specifico è al 78% nelle materne e all’81,5% alle elementari. Il 75,5% degli alunni delle scuole superiori di primo grado resta in classe durante l’ora di religione, 4.181 ragazzi su un totale di  5.541famiglie.

Mentre la percentuale si abbassa al 50,8% nelle scuole superiori. Un fenomeno che si osserva da tempo ma che ha subito un’accelerazione negli anni della pandemia, spiega il direttore dell’Ufficio scolastico diocesano don Andrea Bonazzi: “Durante gli ultimi due anni si è dovuto rivedere e limitare le metodologie tipiche dell’Irc che hanno sempre messo al centro il dialogo con gli studenti. Il distanziamento e la didattica a distanza potrebbero aver reso più complesso e meno coinvolgente il lavoro degli insegnanti di religione. Inoltre, c’è il tema dell’orario scolastico: molto spesso l’Irc viene collocata alla prima o all’ultima ora (50% minimo delle ore totali di un docente) e questo favorisce l’ingresso un’ora dopo o  l’uscita un’ora prima dalla scuola. Infine, esaminando i dati dei singoli istituti, risulta una minore adesione in alcune zone della diocesi dove è particolarmente numerosa la presenza di famiglie di tradizione religiosa non cristiana”.

“L’insegnamento della religione cattolica a scuola – scrive la diocesi – resta un’opportunità da non perdere”. Come scrivono i vescovi italiani in una lettera inviata lunedì scorso dalla Conferenza episcopale, essa “permette di partecipare alla costruzione del percorso educativo offerto dalla scuola. Uno spazio di libertà e di responsabilità quello che avete davanti, cari studenti e cari genitori, un modo per sentire ancora più vostro il cammino di crescita umana e culturale che state compiendo o accompagnando”.

“La dimensione religiosa concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita”, scrivono monsignor Ghizzoni, don Bonazzi e Simona Scala, citando Benedetto XVI. Di qui appunto l’appello a tutti a scegliere, anche quest’anno, l’insegnamento della religione cattolica a scuola.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di RavennaNotizie, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

  1. Scritto da Giovanni lo scettico

    E’ un’opportunità della quale si può fare tranquillamente a meno.

  2. Scritto da Tax19

    Anziché religione cattolica sarebbe molto più utile insegnare educazione civica o educazione sessuale. Per l’insegnamento della religione cattolica è più che sufficiente il catechismo.
    Ricordo che gli insegnanti di religione sono pagati dallo Stato ma devono avere il benestare del vescovo, che può allontanarli in caso di comportamento non in linea con la dottrina cattolica, ad esempio in caso di convivenza o dichiarazione di omosessualità. Se non è discriminazione questa! Ricordo altresìcche la Costituzione Italiana è contro la discriminazione sui luoghi di lavoro.
    Inoltre, dall’articolo sembra quasi che il motivo della scarsa frequentazione dell’ora di religione sia dovuto alla collocazione alla prima o all’ultima ora: a mio avviso ai sta scambiando la causa con la conseguenza: gli studenti non sono interessati all’ora di religione e di conseguenza posso entrare un’ora dopo o uscire un’ora prima.
    Infine una considerazione personale: nel 2023 cisono ancora giovani che credono in queste fregnacce?

  3. Scritto da ST

    Sinceramente, mi sono sempre chiesto come possano, persone sensate e intelligenti, credere alle sciocchezze che raccontano preti ed indottrinatori cattolici.
    Personalmente, sono stato costretto ad andare a catechismo fino a fare comunione e cresima, poi non sono mai più entrato in una chiesa (se non per ammirare certe architetture ed opere d’arte).

    Una religione oscurantista, bigotta, che cerca di prevaricare ed imporre le proprie regole anche a chi non crede, soprattutto in uno Stato che, per sua sfortuna, ha il Vaticano in casa. E che nel mondo ce ne siano anche di peggio (ma anche di meglio… i protestanti spesso sono meno bigotti, oscurantisti e prevaricatori, ad esempio) non significa che dobbiamo difenderla e tenercela.

    Uno Stato laico, liberale e che rispetta le volontà dei cittadini, non può essere confessionale. Di nessuna confessione.
    Bene, quindi, se un po’ alla volta ce ne allontaniamo, non sposandoci in chiesa e non seguendo messe e catechismi vari.