La maternità e il suo bagaglio di gioie, ansie e dubbi: chi è la “Doula” e cosa fa a sostegno delle madri

L’esperienza della gravidanza e così del parto e del nuovo percorso che attenderà la donna insieme al suo bambino/a, è sicuramente straordinaria e unica in sé. Un bagaglio di emozioni, gioie e sensazioni contrastanti che accompagnano la gestante e futura mamma per nove mesi e oltre. A volte per una donna riuscire a gestire tutto, insieme ad un corpo che cambia, si trasforma, accompagnato da nuovi stati d’animo, può generare preoccupazioni ed ansie. Sensazioni che possono essere percepite anche nella fase successiva, quella del post parto, in cui ci si ritrova a dover riorganizzare le proprie abitudini ed i propri orari in base alle esigenze del neonato.

Nella società contemporanea la futura mamma trova in diverse figure professionali e strutture sanitarie, quali ginecologhe, ostetriche, pediatri, psicologi, ospedali e consultori tutto il necessario supporto clinico e medico per affrontare bene i mesi di gestazione, il momento del parto e il seguito. Può accadere però che durante le primissime settimane successive al parto, la nuova famiglia si trovi ad affrontare la nascita di un bambino senza una rete presente nella città in cui si vive, che la supporti, la conforti e la protegga. Proprio per questo motivo negli ultimi anni, è riapparsa, riaffermandosi, la figura professionale e sociale della “Doula” (pratica secondo la legge 4/2013): una donna formata, con esperienza e capacità empatica che si prende cura della madre e del nucleo familiare proprio in questo particolare momento di “nuovo assestamento”.

Per capire meglio in cosa consiste il lavoro di una doula e in generale come funziona questo servizio offerto a gestanti e mamme, abbiamo intervistato proprio una di loro, Chiara Livecchi, un’educatrice delle scuole d’infanzia, che da alcuni anni è diventata una doula, offrendo volontariamente questo servizio, in provincia di Ravenna – Ravenna e le zone limitrofe di Faenza e Lugo – e a Imola, alle donne che ne hanno bisogno.

Chiara Livecchi, ci può raccontare come e perché nasce la figura della doula? 

“Oggi la moderna famiglia mononucleare può avere sulle neo madri un impatto importante e ingombrante: solitudine, stress, difficoltà di condivisione e confronto. I consigli che a volte le donne ricevono appena diventano mamme, con tutto il ventaglio di suggerimenti contraddittori, possono produrre un disorientamento che obbliga a riprogrammarsi su “ciò che è giusto”, invece di accogliere i segnali che provengono dalla parte più profonda del cuore. La madre puerpera ha bisogno di nutrimento e di contenimento affettivo, accettazione delle proprie emozioni e fiducia affinché possa entrare in connessione con quello che le accade. Il principale sostegno che si possa offrire ad una madre, pertanto, consiste nell’aiutarla ad accettare e a valorizzare le sue necessità e le sue intuizioni per la crescita del bambino. Purtroppo la nostra società ha fretta di ritornare alla normalità. Tutti vogliono che la madre torni ad essere quella di prima, che dimagrisca presto, interrompa l’allattamento, riprenda il lavoro, appaia splendida, non sia così differente dal resto della gente e, infine, sia in sintonia con i tempi che viviamo. Il mondo si muove alla velocità della luce, mentre le madri si immergono nelle tenebre del raccoglimento, conservando le rotondità e reclamando silenzio. Per una donna superare la trasformazione che la maternità implica è importante immergersi nella fusione e ignorare i timori e le incomprensioni degli altri, che velocizzano i processi solo perché ciò che percepiscono è molto diverso da tutto ciò che è conosciuto. Invece, per una madre, avere chiaro il proprio desiderio profondo, avere fiducia nella propria intuizione e dare impulso al volo verso la profondità dell’anima femminile, facilita il percorso di adattamento e di costruzione di un legame affettivo sano col proprio bambino. Per questi motivi negli ultimi anni è tornata, necessaria più che mai la figura sociale della doula. Una donna che, dopo un periodo di formazione, si prende cura della madre e del nucleo familiare, in uno dei momenti più delicati e meravigliosi della vita.”

Cosa significa il termine doula? Qual è la sua storia?

“Il termine doula viene dal greco antico ed era il termine usato per le schiave di famiglia delle donne greche. Si occupavano di tutto ciò che riguardava l’assistenza personale e familiare, ed erano particolarmente importanti durante il parto, dove avevano funzioni che oggi chiameremmo di supporto emotivo e di mediazione spirituale. Erano infatti le “professioniste del Sacro” sulla scena del parto, come dimostra la storia di Galati, doula di Alcmena durante la nascita di Eracle. Le doule erano, come segnala l’equivalente latino, delle “famule“, ovvero facenti parte della famiglia estesa delle cittadine greche. In tal senso le donne erano lavoratrici professioniste e persone di famiglia allo stesso tempo. Negli anni ‘70 Marshall H. Klaus, neonatologo di fama mondiale, sua moglie Klaus H. Phillis, psicoterapeuta e John Kennel, professore in pediatria, sono stati i primi a riutilizzare il termine doula per indicare proprio l’attività di supporto continuativo offerto da una donna attenta ed esperta durante la gravidanza, il parto e il dopo parto. A Marshall e ai suoi compagni di lavoro si deve l’uso più ampio del termine come Labor Companion che fornisce alla donna e al suo partner supporto sia emozionale che fisico durante tutto il travaglio, il parto e soprattutto il puerperio, offrendo la possibilità concreta di rendere l’esperienza nel suo complesso più facile e quindi più sicura. Dopo un attento esame della letteratura antropologica sull’argomento hanno anche osservato che su 128
culture non industrializzate tutte tranne una offrivano alle donne che partorivano questo tipo di supporto continuativo: queste donne non si discostavano a più di un passo dalle partorienti. La loro vicinanza fisica ed emotiva continua era uno degli ingredienti ritenuti indispensabili per la buona riuscita di un parto. Oggi la doula è una figura professionale sempre più diffusa in America con le proprie associazioni di categoria e con molte iniziative variegate e propositive. Si propongono come doule pre-natali, doule per il parto, in casa o per l’accompagnamento in ospedale, e come doule post-natali per l’assistenza domiciliare dopo cesareo, per parti gemellari o per chi vuole godersi la giusta assistenza in un momento difficile come il dopo-parto dove ci si comincia ad assumere tutte le responsabilità della cura di un neonato, con una grande stanchezza addosso e mentre tutti si aspettano la mamma in forma smagliante che esiste solo nella pubblicità, la stessa mamma ha bisogno di riposo, sonno, coccole, piccole attenzioni, tempo per fare una doccia, e le parole giuste che permettano l’espressione delle emozioni e dei bisogni senza essere invasive.

Gran Bretagna, il Belgio, l’Olanda e i Paesi Scandinavi, per citarne alcuni, sono i paesi europei in cui la figura della doula gode di un riconoscimento professionale e di una visibilità di gran lunga superiore a quella italiana. Basti pensare che le assicurazioni sanitarie private, sui cui si basa il sistema sanitario belga, riconoscono l’accompagnamento della doula tra le voci per cui è previsto il rimborso. Anche in Italia la figura della doula si sta sempre più diffondendo, segno ancora impercettibile di una cultura che cambia. In generale, nella maggior parte dei Paesi l’atteggiamento delle doule è quello di avere un’associazione principale di riferimento, con cui sottoscrivono il codice etico e che in qualche modo si rende garante della qualità del loro lavoro. Sono invece numerosi i paesi in cui il percorso per avere un riconoscimento professionale è ancora lungo, come la Spagna, la Slovenia, la Croazia, la Grecia – oltre a quelli, come l’Ungheria, in cui il riconoscimento va di pari passo con una battaglia quotidiana per i diritti delle donne.”

La doula non è un’ostetrica, né una ginecologa, né una pediatra o psicologia: come possiamo dunque definirla?

“Una doula prima di tutto è una persona vicina alla madre che ne comprende lo stato fisico ed emotivo e ne soddisfa richieste e
necessità. Lo fa con incontri individuali o in cerchio, coinvolgendo più mamme per costruire attorno a loro una rete morbida ed accogliente in cui sentirsi protette e legittimate ad esprimere l’alternanza tra gioie e dolori dell’essere madre: ciò aiuta le donne a non sentirsi sole favorendo quindi una relazione più sana e positiva con i figli. La doula permette di sperimentare uno spazio di libertà in cui al centro c’è la relazione con il proprio bambino, con l’estrema fiducia che in questo spazio le mamme sapranno osservare, comprendere, abbracciare. Quello di cui le neo madri hanno bisogno è qualcuno che crei per loro uno spazio di libertà che poi potranno offrire ai loro figli. Qualcuno che sappia rimanere nell’ansia di non sapere cosa è giusto fare fino a quando la soluzione non avvenga da sé, cada semplicemente come un frutto maturo. La comunicazione di sostegno è a volte silenziosa, perché il messaggio che porta con sé è quello di una persona concreta e fiduciosa. Comunicare sostegno significa saper sorreggere le difficoltà altrui, senza voler correggere o insegnare nulla.

In questo senso la doula è una figura professionale di tipo Sociale, poiché questa accezione racconta di tutte le azioni pratiche di presenza e sostegno alle famiglie che avvengono all’interno di una relazione paritaria e di grande rispetto. La doula infatti non compie interventi medici, non attua diagnosi mediche. Non fa parte di un team medico. Non è una figura sanitaria, può collaborare con le ostetriche onorando e rispettando il loro ruolo. Possiamo definire la doula, una “facilitatrice” della migliore esperienza di parto possibile, indipendentemente dagli esiti sanitari. È una professionista interamente “dalla parte” della madre e dedicata a lei e alla sua famiglia. Può essere presente in un travaglio da parto sia in ospedale che a domicilio, ma non attua procedure ostetriche. Se la donna vuole partorire in casa è necessaria la presenza di un’ostetrica. In ospedale la doula può essere presente in modo continuativo insieme alla madre. Non facendo parte dell’ospedale, può meglio centrarsi sui bisogni e i reali interessi della madre.”

In quali momenti una doula offre il suo sostegno alle donne? 

“Quando una madre si sente apprezzata e riconosciuta le risulta più facile per lei attingere alle proprie forze: la creazione e
l’accudimento di un bambino non sono compiti banali, è un’arte che richiede presenza e apertura del cuore. Tenendo il focus su questo obiettivo, nella pratica, la doula c’è secondo le richieste e le necessità della madre, accordandosi insieme sul percorso più adatto al momento che sta attraversando. Di solito le principali difficoltà che può incontrare una mamma prima o dopo il parto sono molteplici.

Prima del parto possono insorgere difficoltà a livello emotivo: magari la mamma non accetta completamente la sua gravidanza, oppure possono manifestarsi in lei paure e dubbi, legati al parto soprattutto, o all’allattamento.

Nella corso di una gravidanza fisiologica, quello della Doula sarà un ruolo più di supporto emotivo della mamma, ricercando insieme a lei le personali risorse che già possiede, scoprendo insieme strategie e soluzioni adatte a lei, in un’ottica di empowerment. Laddove ci siano gravidanze difficili, in cui la mamma è costretta a letto ed emotivamente vive la paura di perdere il suo bambino, la doula c’è per proteggere queste emozioni, ascoltarle e permettere di lasciarle andare. La doula in questo caso, inoltre può aiutare praticamente la mamma facendole la spesa, cucinando o aiutandola con i bambini più grandi se vi sono. La sostiene emotivamente e la indirizza eventualmente a professionisti che possono aiutarla ancor più specificatamente.

Dopo il parto, c’è l’avvio dell’allattamento, la delicata fase di conoscenza tra il nuovo arrivato e i membri della famiglia, la stanchezza e la rielaborazione del parto, il nuovo equilibrio familiare da ricreare. La mamma si sente spesso sola e lasciata a se stessa: la doula la sostiene e la fa sentire competente. Proprio per questo motivo, si ritiene che dopo il parto la Doula diventi ancora più importante: il suo ruolo è di sostenere la famiglia nel delicato passaggio, un po’ come un’ àncora alla quale la mamma, il papà o i fratellini e sorelline, si aggrappano quando le ondate di insicurezza arrivano. Il lavoro della doula si manifesta quindi su più fronti: accudimento pratico, accudimento emotivo e relazionaleNel lato pratico, la Doula svolge quelle mansioni concrete di cui una neo famiglia abbisogna: dal fare la spesa, cucinare, rassettare casa, soddisfare i bisogni della mamma impegnata col neonato, badare ai fratellini se vi sono, sbrigare le urgenze di casa, preparare la borsa per l’ospedale. A questo proposito, se si ha la fortuna di incontrare una doula di parto, alcuni ospedali le permettono l’ingresso durante il parto stesso. In questi casi la doula cerca di convogliare le conoscenze inerenti al post parto e al parto, e di portarle alla madre, facendo da ponte con i professionisti sanitari del caso. È una spalla su cui piangere, sono le mani che asciugano le lacrime di stanchezza e commozione, sono le braccia nelle quali cadere al termine di una giornata sfinente. A livello relazionale, la doula aiuta la madre a comprendersi attraverso il sostegno e l’ascolto attivo. Facilita l’ingresso del nuovo equilibrio familiare.”

Perché ha deciso di diventare una doula? 

“Il mio lavoro come doula comincia nel 2018 col tirocinio della scuola di formazione “La scuola delle Doule” dell’associazione professionale “Mondo doula” e continua tutt’oggi in una forma di volontariato e scambio consapevole con le donne in gravidanza, le neo mamme e i neo papà. La maternità ha rappresentato per me un ampliamento di sguardo e di consapevolezza sulla necessità di portare alle madri e ai loro piccoli un accudimento profondo e valorizzante, come nucleo primario di educazione alla relazione. Lavorare accanto alle madri ed alle loro famiglie mi insegna costantemente un modo di “esserci”, nei molti modi e sui molti piani in cui una doula può essere nella relazione con la futura madre. Avere avuto una doula al mio fianco ha fatto la differenza nella mia esperienza di maternità, mi ha concesso di poter vivere appieno, contemporaneamente e in libertà, la mia dimensione di fragilità e di forza.

La formazione alla scuola delle doule mi ha permesso di elaborare i passaggi della mia gravidanza, del parto, dell’allattamento, dei mie modelli di madre, di società, di priorità, di mio orientamento professionale. La doula per me è una reale professione relazionale, in cui il saper essere è più importante del sapere o del saper fare, che parte innanzitutto da una disponibilità dell’anima, da una disponibilità al mettersi a disposizione dell’altro, al lavoro interiore, al saper stare con la difficoltà per trasformarla con fiducia. Essere doula significa per me avere l’onore di frequentare la magia della Vita, della Nascita, del ciclo peculiare femminile della Vita-Morte-Rinascita, significa imparare a sostenere la forza millenaria delle donne e dei loro piccoli, capaci,entrambi di trasformare il mondo in qualcosa di migliore di ciò che è diventato. Lavoro quotidianamente con i bambini come pedagoga, vedo in loro i tanti vuoti relazionali delle famiglie, la disgregazione, la solitudine,e sono preoccupata. Il mondo ha bisogno di mamme e di papà consapevoli ed equilibrati, occorre invertire la rotta e, come dice Ibu Robin Lim (ostetrica di fama mondiale): ‘Io credo che un inizio della vita dolce e sano sia il vero fondamento di una vita felice. La pace del mondo può venire costruita, cominciando oggi, un bambino alla volta’ .”


Può raccontarci una giornata tipo tra gestante, neo mamma e doula?

“La giornata tipo dipende dal momento che la donna in attesa o la mamma sta vivendo. In generale, però, nelle ore che passiamo insieme, accadono magie fatte di cose apparentemente semplici e così fondamentali. Se la mamma è in attesa, possiamo lavorare con visualizzazioni, rilassamenti, strumenti dell’arteterapia e della danza per entrare nei temi che ella stessa mi porta come timori, domande, dubbi. Posso aiutare a preparare insieme gli spazi per l’arrivo del piccolo, sempre seguendo e trovando le intuizioni che arrivano dalle giuste domande.

Quando arrivo a casa di una mamma porto sempre qualcosa per lei: un cibo che so che le piace, un olio per un massaggio dolce, un fiore, un omaggio insomma per la regina che sto visitando. È un rituale che apre alla valorizzazione e al rispetto che provo per le madri. La mamma nel dopoparto spesso è confusa, felice, triste e stanca allo stesso momento, ha mille domande e mille nuovi tentativi di risposta. Ha sonno e può avere il corpo dolorante e sentirsi sola, smarrita, frammentata. La prima cosa che faccio è chiederle se ha mangiato e se ha dormito, così come se ha avuto modo di lavarsi e di prendere una boccata d’aria. Partiamo dai bisogni primari, quelli che ogni essere vivente necessita soddisfare per sentirsi visto, accudito, al sicuro. Quindi le preparo una tisana, le cucino qualcosa di speciale, le do il tempo di rilassarsi e di lavarsi mentre mi occupo del bambino, le faccio una coccola mentre la ascolto parlare senza bisogno di dire granchè, solo puro a attento ascolto.

Poi, se serve, le offro spunti e domande affinché lei stessa possa trovare dentro di sé le risposte più adatte a lei, più autentiche e quindi utili, perché frutto di un’indagine su di sé e su ciò che realmente sta accadendo col proprio bambino, in modo che alla fine del nostro incontro possa sentirsi ricaricata, in equilibrio, energizzata, come se avesse avuto davanti a sé uno specchio che le rimandi la parte più coraggiosa, più capace, aperta e vera di se stessa. Le faccio la spesa, se me lo chiede, le cucino e le rassetto un po’ il nido, affinché si senta più in armonia nel luogo che la circonda. Posso stare con i fratellini se ci sono, per permetterle di stare insieme al neonato, di fare una doccia rigenerante, o un sonnellino in tranquillità, invitarla a uscire a passeggiare e a respirare. Se ho la fortuna di poter stare accanto alla mamma durante il parto (solo alcuni ospedali permettono l’ingresso di due persone, più spesso accade che si tratti di parti in casa o in casa maternità), mi occupo di starle vicina, tenerle la mano, accarezzarle la testa come farebbe una mamma o una sorella, sussurrarle parole di bene e immagini di forza che insieme abbiamo trovato durante il nostro percorso insieme. Se richiesto mi occupo di ciò che serve durante la degenza e organizzo il ritorno a casa. Nei giorni successivi alla nascita, sono presente per promuovere, sostenere e stare accanto alla mamma nel delicato momento dell’inizio allattamento facendo, se serve, da ponte con i professionisti sanitari del caso.”

Come si diventa doula? 

“La scuola delle Doule, dell’associazione professionale Mondo Doula, è la prima scuola italiana per doule, attiva da più di 10 anni. La Scuola delle doule è un progetto sempre in crescita, capace di rinnovarsi ogni anno, offre il meglio della formazione internazionale, e docenti che abbiano un’ampia esperienza lavorativa come doule. Si tratta di un vero e proprio percorso di crescita che aiuta le partecipanti a strutturare la propria identità personale e professionale di doula, che come professione manifesta un valore, oggi sempre più trascurato e svalutato, del servizio e dell’accudimento materno, il valore del mettersi completamente a disposizione dell’altro. La scuola segue tre tappe fondamentali: l’essere (dunque identità e conoscenza di sé , della doula) , saper essere (quindi come trasmettere al mondo i propri saperi, autoimprenditorialità e comunicazione) e saper fare (ovvero le conoscenze che riguardano la donna che diventa madre, il sapere relazionale). Il percorso formativo è aperto a tutte le donne interessate: a tutte le professioniste che già lavorano nell’ambito dell’assistenza perinatale (ostetriche, infermiere, educatrici), alle madri che vogliono valorizzare le loro “competenze materne”, alle donne giovani e meno giovani che vogliono intraprendere un innovativo percorso esistenziale e professionalizzante. Sono previsti 9 week end intensivi a cadenza mensile, tirocino, esame finale, supervisioni continue, formazioni continue accreditate. È una scuola ben pensata per formare alla relazione e imparare a stare vicino alle donne con tutti gli strumenti necessari alla sua valorizzazione, è anche un grande cantiere in cui docenti e allieve riflettono, sperimentano e creano una necessaria quanto nuova cultura della maternità. La Scuola delle Doule è un progetto formativo dell’associazione Mondo Doula, convertita in Associazione Professionale e in percorso di riconoscimento professionale presso il MiSE secondo la legge 4/2013. https://www.mondo-doula.it/diventadoula.aspx#.”

Mi accennava che i rapporti con le ostetriche, a volte possono essere complicati: ci sono ostetriche più propense a riconoscere la figura della Doula, altre meno. Puoi spiegarci perché?

“La doula e l’ostetrica sono due figure completamente diverse, ma anche complementari. L’ostetrica è una figura sanitaria, la doula non è una figura sanitaria. L’ostetrica si occupa della madre sia a livello medico, ma anche emotivo: sono moltissime le ostetriche che oggi lavorano a domicilio e che seguono la madre in un percorso olistico della gravidanza. Quindi la doula interviene laddove l’ostetrica ha già compiuto il suo lavoro, è una presenza complementare con funzione di supporto emotivo e pratico (dal concepimento fino ai mesi successivi al parto) con gli aiuti di cui sopra. La Doula, non dà mai consigli sanitari (vedi il nostro codice di condotta https://www.mondo-doula.it/allegati/Codice%20di %20Condotta.pdf) ma rimanda ad ostetrica e ginecologa, e sostiene sempre ciò che gli specialisti consigliano alla mamma, ascoltando e supportando le relative risposte emotive che possono insorgere. Una doula non dà consigli, non esprime il proprio parere personale, non spinge la donna a fare ciò che ritiene “giusto”, non giudica. Sicuramente i rapporti con la Federazione Nazionale delle Ostetriche sono sempre stati difficile e duri. In questi anni abbiamo ricevuto dalla Federazione denunce per abuso di professione, che sembrerebbero essere state tutte archiviate per assoluta mancanza di veridicità. Nonostante tutto, questo non ha impedito in tante nostre realtà italiane l’esistenza di collaborazioni con le ostetriche le quali hanno dimostrato che si può lavorare bene insieme, nell’interesse primario delle madri e delle famiglie. Sono a conoscenza di ostetriche che, lavorando sul campo, si rendono costantemente conto di quanto sia necessaria la figura della doula, per questo attivano collaborazioni con noi sul territorio che si rivelano virtuose e fruttuose per le famiglie.”

La durata del periodo di supporto si stabilisce insieme alla neo mamma? Ci sono tariffe prestabilite o ogni doula gestisce a suo modo il lavoro?

“Ogni incontro con ciascuna mamma porta con sé un viaggio peculiare, dettato dalla relazione che si instaura, dalle esigenze che
la mamma manifesta e da quelle che via via emergono durante il percorso di conoscenza reciproca. All’inizio del rapporto si indagano insieme i bisogni e le risorse a disposizione: di solito se una mamma è in gravidanza si possono immaginare dai 6 ai 10 incontri individuali, di coppia, inclusi gli accompagnamenti alle visite, la compilazione del piano del parto, il
rituale in cerchio con le persone a lei care per augurarle il meglio e darle forza (chiamato Blessing Way), ecc. Se si tratta di un’assistenza al post parto, ugualmente, la frequenza varia secondo le esigenze della mamma e della famiglia, a seconda che ci sia bisogno di presenza quotidiana, notturna, in ospedale, a casa. Si dice che la doula accompagna la mamma dal concepimento fino al primo anno di vita del bambino. Spesso con alcune mamme si crea un legame talmente forte che il rapporto, seppur terminato formalmente, può proseguire con richieste più in là nel tempo , in occasione di rielaborazione di vissuti legati al parto, per esempio e/o di passaggi importanti della crescita del figlio, come pure il ritorno al mondo del lavoro. Nella nostra associazione professionale, oltre ad avere un codice di condotta e degli obblighi formativi ad accomunarci, siamo anche organizzate in reti regionali, con lo scopo di lavorare in maniera coerente sui territori. A questo proposito solamente le doule, che scelgono di lavorare totalmente a regime di lavoro autonomo (con partita IVA o ritenuta d’acconto), ricevono compensi adeguandosi al tariffario regionale (In Emilia Romagna la tariffa oraria si aggira tra i 15 e i 20 euro per incontri sporadici, mentre per percorsi a più incontri , e a seconda del servizio concordato sono previsti pacchetti a tariffa forfettaria). Io che ho anche un altro lavoro come educatrice nelle scuole, offro il mio servizio in maniera volontaria.”

Esistono associazioni in provincia di Ravenna a cui potersi rivolgere?

“Le doule di Mondo Doula sono presenti in tutto il territorio nazionale, per contattarle si può visitare il sito web mondo-doula.it
e cercare quella più vicina a te. In Emilia Romagna stiamo attivando la pagina Facebook Mondo Doula Emilia Romagna dove si potranno trovare tutte le informazioni sulle attività delle doule in Regione; in generale, essendo una grande rete (regionale e nazionale) riusciamo ad offrire servizi su tutto il territorio attivando collaborazioni tra noi doule, laddove una non
fosse disponibile o lavorando in tandem”.

“La doula sostiene la magia della vita,
nelle nuove sfumature che assume il quotidiano della famiglia con l’arrivo di un bambino,
tra stanchezza, complessità e nuove strade d’amore.
Una figura sociale a servizio della nascita.
Opera a domicilio o con incontri di gruppo”.

Per ricevere maggiori informazioni: Pagina fb ChiaraDoula – sito: mondo-doula.it.