Confagricoltura Ravenna a Cancelli Aperti: “70% della superficie agricola difficile da lavorare, terreni aridi”

Confagricoltura Ravenna: «Terreni aridi e poco fertili: il 70% della superficie agricola è difficile da lavorare. Per rilanciare la redditività delle imprese servono nuove competenze e tecniche di gestione delle colture».

La terra ha sete, nel Ravennate il 70% della superficie agricola è difficile da lavorare e ci sono ancora diecimila ettari di campi da coltivare che aspettano di essere ripuliti da una coltre di limo e residui vari, visti gli alti costi di ripristino preventivati (in media oltre 1000 euro/ha). L’assenza di piogge ha già bloccato le semine settembrine di colza, erba medica e cicoria (sconsigliate senza irrigazione di soccorso), e adesso preoccupano quelle del grano previste per metà ottobre. A 140 giorni dalla prima alluvione, si guarda con timore alla prossima campagna.  Queste le preoccupazioni esposte da Confagricoltura Ravenna.

«Terreni aridi, duri, privi di sufficienti nutrimenti e perdita di fertilità dei suoli: la sfida per rilanciare la redditività si gioca su questi binari e le aziende agricole non possono vincerla senza una strategia pianificata e condivisa. Siccità e post alluvione richiedono non solo importanti risorse finanziarie ma anche nuove competenze e tecniche innovative di lavorazione e gestione delle colture». Così il presidente di Confagricoltura Ravenna, Andrea Betti, all’inaugurazione della 26° edizione di Cancelli Aperti, l’evento annuale che celebra l’eccellenza della imprenditoria agricola locale, alla presenza del Prefetto di Ravenna Castrese De Rosa, del presidente regionale di Confagricoltura Marcello Bonvicini, insieme a un centinaio di partecipanti, agricoltori e rappresentanti istituzionali del territorio.

L’iniziativa si è svolta stamane alla cooperativa Terratech di San Bartolo, specializzata in servizi agro-meccanici – che accompagna i cicli colturali di 250 soci, dalla semina alla raccolta, su 6000 ettari di cereali, proteoleaginose e colture da seme -, e successivamente, nella seconda tappa, alla società agricola Tre C del Gruppo Carli, con sede a Mezzano di Ravenna, gravemente colpita dalle esondazioni del 2 e del 16-17 maggio scorsi (almeno 2 milioni di euro di danni solo nel Ravennate), che produce cereali, erba medica e foraggi disidratati per la zootecnia, tutto 100% bio. Il Gruppo Carli coltiva circa 9.000 ettari in regione da Rimini a Ferrara fino all’Imolese ed è il primo esportatore di pellet di medica in Giappone (il 60% della produzione va all’estero).

«Gli agricoltori hanno bisogno di essere guidati verso scelte che siano prima di tutto economicamente sostenibili – ha dichiarato il direttore di Terratech Andrea Ridolfi – a noi spetta suggerire soluzioni avanzate e mettere a disposizione le giuste attrezzature, macchinari ad alta tecnologia e precision farming. Strumenti di rilevamento digitale capaci di analizzare lo stato dei terreni e il grado di fertilità, irroratrici che escludono sovrapposizioni nello spandimento di fitofarmaci, sarchiatrici a lettore ottico, visori in grado di riconoscere e quindi contrastare lo sviluppo delle erbe infestanti: moderne strumentazioni che fanno la differenza ma necessitano di essere maggiormente incentivate dalla politica».

Il Gruppo Carli in Romagna ha subito danni da alluvione su metà dei terreni aziendali. Nel Ravennate, in particolare, «oltre 1000 ettari finiti sott’acqua e la perdita di produzione è stata totale su 400 ettari, dislocati nella zona di Bagnacavallo, Russi, Alfonsine, Mezzano e Fornace Zarattini», spiega l’imprenditore Davide Carli che sottolinea di non aver ancora terminato gli interventi di bonifica e ripristino ambientale: «A Boncellino di Bagnacavallo, area colpita da entrambe le alluvioni, siamo fermi: il costo delle operazioni richieste supera addirittura il valore del terreno». Si dice preoccupato per l’arrivo della stagione autunnale, «l’appello a ripulire i fiumi è stato inascoltato, i lavori effettuati finora hanno interessato solo i punti di rottura degli argini e così ci si affida alla sorte, col pericolo – avverte – di altre inondazioni, correndo il rischio di non raccogliere nulla anche nella prossima campagna e in quelle successive». La situazione è talmente complessa da gettare nell’incertezza la programmazione dei piani colturali 2024. Carli invita le istituzioni «a semplificare le regole, a partire dai vincoli imposti dalla Politica agricola comune (Pac) su rotazioni colturali e superfici inerbite».

L’edizione numero 26 di “Cancelli Aperti” è stata realizzata con il contributo di Banca BPER, Eco Certificazioni e Vianello Insurance Broker.