Ancisi: “Rimborso Ici negato a un’officina”

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mercoledì 18 marzo 2009

"Un’officina ravennate – afferma il capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi – presentò un ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale di Ravenna contro il rifiuto del Comune di Ravenna di restituirle la maggiore ICI versata in eccesso sui propri fabbricati a destinazione produttiva per gli anni dal 1993 al 1996. La Commissione accolse il ricorso, con sentenza del dicembre 2005, sullA base delle seguenti argomentazioni. Il rimborso era dovuto a causa di versamenti effettuati su immobili strumentali privi di rendita catastale che si erano dimostrati eccessivi a seguito dell’attribuzione della rendita catastale definitiva, avvenuta nel 2002.

In questi casi, la legge prevede il termine ordinario decennale di prescrizione e non quello straordinario triennale, applicabile quando la richiesta perviene dal contribuente e il rimborso non è dovuto direttamente dal Comune. La richiesta era legittima e pienamente nei termini.

Il Comune lasciò passare oltre un anno senza restituire i soldi dovuti e, a sua volta, nel febbraio 2007, presentò, a nome di Ravenna Entrate, ricorso alla Commissione Tributaria Regionale contro la sentenza del giudice tributario di primo grado. La nuova sentenza, depositata a fine 2007, tornò a dar torto al Comune con la seguente chiarissima e severa motivazione: “Nel caso di specie si discute su un versamento correttamente effettuato da parte del Contribuente, perché calcolato su un immobile privo di rendita catastale. Quanto poi viene recepita dall’Ufficio Tecnico Erariale (UTE) la domanda del contribuente…il Comune provvede al recupero della maggiore ICI dovuta senza applicazione delle sanzioni; ovvero al rimborso dell’imposta versata in eccesso con interessi…

Considerato che dalle visure allegate al ricorso introduttivo emerge che le richieste di classamento erano state regolarmente presentate dal contribuente fin dal 1987 e che esse sono state recepite solo nel 2002 dall’UTE, il Comune sarebbe stato tenuto a svolgere una determinata attività – cioè il rimborso della maggiore imposta versata a partire dal 2002 e la decadenza a danno del contribuente non può sostenersi fondatamente, nel caso in esame, perché nessuna norma lo dispone. Deve quindi applicarsi, in caso di inerzia del debitore e del creditore, il normale istituto della prescrizione decennale”.

Neppure questo è bastato perché il Comune restituisse al contribuente il maltolto, come avrebbe dovuto fare già dal 2002. La Giunta comunale, con delibera recentemente pubblicata, ha dato mandato a Ravenna Entrate di presentare un altro (e definitivo) ricorso contro tale sentenza alla Suprema Corte di Cassazione, avendo “considerato anche il valore complessivo della vertenza quantificata in oltre 20.000 euro”: che è una motivazione di sublime cinismo.

Si tratta di una decisione politica che considero politicamente odiosa. Se un contribuente onesto avesse pagato, non per sua colpa, un ICI in difetto, il Comune avrebbe provveduto immediatamente al recupero della differenza a suo credito. In questo caso, un contribuente onesto ha versato al Comune, non per sua colpa, un’ICI in eccesso e il Comune, obbligato a rimborsare la differenza a suo debito, non solo ha opposto ininterrotti silenzi-rifiuto alla giusta richiesta di rimborso del contribuente, ma lo ha costretto a presentare un ricorso al tribunale tributario di primo grado.

Dopo la sentenza favorevole al contribuente, lo ha obbligato a difendersi presso il tribunale tributario di secondo grado avendo presentato ricorso contro tale sentenza. Condannato una seconda volta, il Comune porta ora il contribuente di fronte alla Cassazione, col solo prevedibile effetto di far passare altri anni prima di pagare il dovuto con gli interessi. Tutto questo perché la giunta comunale paga gli avvocati, le spese giudiziarie e gli interessi con i soldi dei cittadini e non con quelli del sindaco e degli assessori che la compongono, mentre il contribuente paga coi propri soldi.

Alla fine della storia, proporrò al Prefetto di Ravenna che al contribuente in questione sia attribuita una medaglia al valor civile. Pochi resistono fino in fondo a tanto arrogante strapotere, che, nel nome della legge, riversa sui cittadini atteggiamenti di palese iniquità. Quasi tutti o rinunciano da subito al loro diritto, o si arrendono per strada. Che è poi l’obiettivo perseguito da chi, anziché amministrare la cosa pubblica con senso di giustizia, “comanda” sui cittadini come se non avessero diritti".

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