Dantismo e Irredentismo, oggi il convegno di studi in Classense

Al termine, le città giuliano-dalmate porteranno in dono l’olio istriano con il quale verrà accesa l'ampolla realizzata nel 1907 per la Tomba di Dante

Più informazioni su

Venerdì 26 settembre 2014 alla Biblioteca Classense, a coronamento delle iniziative del mese dantesco, si svolgerà il Convegno Dantismo e Irredentismo organizzato dall’Opera di Dante, dall’Istituzione Biblioteca Classense in collaborazione con la Fondazione Casa di Oriani e la Lega Nazionale di Trieste. Il convegno affronterà i legami, finora poco approfonditi, fra “Dantismo e irredentismo”.

Presso la Sala Muratori (inizio alle ore 10.30, con il saluto del Sindaco Matteucci) letterati e storici ragioneranno sulle dinamiche politico-culturali che fecero del Poeta che nella Commedia aveva fissato i confini della Patria “presso al Carnaro ch’Italia chiude e suoi termini bagna” (Inferno, IX), il Nume tutelare degli italiani che vivevano sotto il dominio dell’Austria-Ungheria. Una rilettura in larga parte strumentale, ma che riuscì a dispiegare (almeno fino all’avvenuta “redenzione” di Trieste e Trento, nel 1918) un notevole potenziale simbolico ed emotivo.

Non è un caso che a Ravenna spetti il compito di promuovere una riflessione su queste vicende. Nei primi anni del secolo scorso la nostra città (anche per l’impulso, fornito da una patriottica classe politica e imprenditoriale, ai traffici marittimi con Trieste, l’Istria e Fiume) fu il centro di una “mobilitazione spirituale irredentistica”,  che ebbe il suo zenith nelle feste dantesche del 13-14 settembre 1908. Icona forte di questa mobilitazione fu l’”ampolla di Trieste”, tuttora collocata all’interno del tempio di Morigia.

Nel settembre del 1907, il giornalista triestino Riccardo Zampieri bandì un concorso per la realizzazione di un’ampolla per la Tomba di Dante. La proposta suscitò l’entusiasmo dei circoli patriottici e della popolazione italiana di Trieste, che parteciparono attivamente alla raccolta di denaro e, perfino, di oggetti in argento da fondere. L’opera fu affidata allo scultore Giovanni Mayer, che l’abbellì con cinque figure femminili dalle eleganti forme liberty. Ad essa si aggiunsero i doni delle altre città dalmate.

I “pellegrini” adriatici (circa 800 persone, di cui non pochi vedevano l’Italia per la prima volta) giunsero con i loro doni a Ravenna nella mattina del 13 settembre 1908, dai porti di Trieste, Pola e Fiume. Lo “stato maggiore” triestino e l’ampolla viaggiavano a bordo del “Ravenna” dei fratelli Cagnoni, il piroscafo che, nel ricordo di Santi Muratori, “batteva veramente bandiera nazionale e aveva un’anima”. L’arrivo degli italiani della sponda orientale dell’Adriatico (ma non mancò neppure una piccola delegazione di Trento) sembrò mettere momentaneamente la sordina ai profondi dissidi politici che turbavano il nostro territorio.

Le celebrazioni dantesche – cui la cittadinanza prestò la propria entusiasta partecipazione – durarono fino al pomeriggio del 14, fra cortei, orazioni, banchetti e, perfino, proiezioni di “quadri danteschi”.
Fra le tante storie di quelle giornate, percorse da un intenso sentimento patriottico, c’è anche quella di un giovane capodistriano di fede mazziniana. Si chiamava Nazario Sauro e faceva l’ufficiale marittimo. Quando gli austriaci lo catturarono, nel 1916, Sauro conservava ancora il fiammifero con cui il sindaco di Ravenna aveva acceso la lampada votiva. Naturalmente, nel convegno della Classense si dedicherà spazio anche alla figura del patriota istriano.

Al termine della giornata di studi, alla Tomba di Dante, l’“ampolla di Trieste”, sarà per un giorno restituita all’uso per cui venne donata a Ravenna in quel lontano 1908.  Alla presenza delle autorità cittadine, le città giuliano-dalmate porteranno in dono l’olio istriano con il quale verrà accesa la lampada della Tomba di Dante.

A conclusione della manifestazione, il drammaturgo e scrittore Giuliano Scabia leggerà e commenterà il primo canto dell’Inferno.
                                   

Più informazioni su