Referendum sulle trivellazioni, Vandini (M5S): “Occorre cambiare le politiche energetiche del paese”

Più informazioni su

Il capogruppo del Movimento 5 Stelle di Ravenna Pietro Vandini plaude alla approvazione da parte della Corte costituzionale al referendum sulle trivellazioni, proposto da 9 regione: “No, la democratica e partecipata Emilia Romagna non c’è, perché il PD decise così – sottolinea il consigliere pentastellato in una lunga stampa dove riporta anche alcuni dati – . Stiamo parlando di uno strumento che permette ai cittadini di esprimersi in merito ad un argomento importante che tocca temi legati all’ambiente, al lavoro e alle politiche energetiche di un paese che in tal senso è fermo da decenni”.

Vandini commenta anche l’intervento del vicesindaco: “Non potevano mancare le parole al vento del vicesindaco Mingozzi, che non perde occasione per dimostrare quanto corto sia il suo sguardo. Mingozzi parla per far piacere a qualcuno, per questioni puramente elettorali. Niente più.

Preferisco portare qualche dato per rispondere alle parole del vicesindaco. Si tratta di dati forniti direttamente dalla Commissione Europea. Con un accesso agli atti, il nostro eurodeputato Marco Affronte ha ottenuto nei mesi scorsi, i numeri di quelle che sono le conseguenze delle trivellazioni in mare.

  • Il contributo alla subsidenza con le conseguenze che abbiamo tutti sotto agli occhi sul nel nostro territorio;
  • Negli ultimi trent’anni si sono registrati in Europa 9.700 incidenti, 1.300 dei quali in Italia in vent’anni.

Tutto questo per produrre petrolio di infima qualità, appena il 10% dei consumi nazionali, e coprire l’11% dei consumi di gas (fonte Adnkronos per il 2014) con royalties spesso inferiori al 5%. Nulla. Non bisogna dimenticare inoltre che l’industria petrolifera è bravissima a privatizzare i guadagni e condividere le perdite. Nel 2014 Legambiente ha individuato 17,5 miliardi di euro tra sussidi diretti e indiretti, esenzioni dall’accisa e finanziamenti erogati all’industria del fossile, in Italia: non risulta però che i ritorni economici siano stati nazionalizzati. Non va certamente dimenticato che l’industria in questione da lavoro a molte persone e come ribadito più volte, è sbagliato, dannoso e irresponsabile pensare di chiudere tutto dall’oggi al domani. Questo lo ripeto nuovamente perché l’unica obiezione posta alle nostre critiche è sempre e solo questa: volete chiudere tutto e mettere sulla strada migliaia di famiglie. Falso.
Il punto è un’altro e riguarda la improcrastinabile necessità di cambiare le politiche energetiche del nostro paese”.

Nella sua nota stampa (nota integrale in calce), Vandini mira a smontare le affermazioni del vicesindaco e del consigliere regionale Pd Gianni Bessi, a partire, appunto, dalla questione dei posti di lavoro: “I posti di lavoro non si perdono se si investe in energie alternative, ma si moltiplicano. Solo in Italia ci sono 27000 occupati nel settore dell’eolico (in totale circa 63000 nel settore delle rinnovabili), che con altre installazioni di 16.2 MW potrebbero crescere di altre 67000 unità. Senza considerare che la crescita di posti di lavoro nelle energie verdi è esponenziale in tutto il mondo”. 

Il capogruppo grillino riporta poi alcuni dati forniti da Terna sulla bilancia energetica del Paese e parla di trend positivo per il settore delle energie rinnovabili italiano: “le fonti pulite hanno coperto ben il 37,1% dei consumi di energia elettrica del Paese (…).
 sia il fotovoltaico che le altre fonti rinnovabili stanno permettendo di gestire i picchi della domanda di elettricità, causati dal caldo record: al momento della punta massima, il fabbisogno nazionale è stato coperto da una produzione da fonte rinnovabile prossima al 40%”.

“Il 23 ottobre scorso – ricorda Vandini – feci una commissione ambiente il cui scopo era anche quello di fare chiarezza” sui progetti di reinezione di fludi. “Praticamente nulla è giunto relativamente ai precedenti progetti di reiniezione previsti nei tre protocolli che si sono susseguiti a partire dal 2002. Abbiamo chiesto di avere dettagli, progetti esecutivi, monitoraggi, effetti: insomma, una panoramica su quanto previsto, realizzato ed ora riproposto come “ricetta” contro il fenomeno irreversibile della subsidenza anche nel IV accordo. Sono ancora in attesa”.

“Ovviamente questi referendum hanno un obiettivo politico, – conclude Vandini – ovvero quello di spingere il governo a elaborare una politica energetica degna di questo nome e a dire se in questa politica energetica debbano o meno avere un ruolo le ricerche di idrocarburi e in particolare lo sfruttamento degli eventuali pozzi ritrovati. La transizione obbligata deve passare da politiche che impongano un’importante riduzione dei consumi e una transizione verso le energie rinnovabili. Un piano energetico degno di questo nome permette una transizione equilibrata che non comporta terremoti occupazionali”.

La nota stampa integrale di Pietro Vandini (pdf)

Più informazioni su